CINEMATOGRAFO COMUNALE SANT'ANGELO
Via Lucida 6 - Perugia




075.44877



da sabato 14 a domenica 15 gennaio 2012
spettacolo unico:  16:30
Titolo originale: Io sono Li
Nazione: Italia, Francia
Anno: 2011
Genere: Drammatico
Durata: 96'
Regia: Andrea Segre
Cast: Zhao Tao, Rade Sherbedgia, Marco Paolini, Roberto Citran, Giuseppe Battiston
Produzione: Jolefilm, Æternam Films
Distribuzione: Parthenos

biglietto ingresso: intero: € 5.50 - ridotto € 4.50


da lunedì 9 a giovedi 12 gennaio 2012
spettacolo unico:  21:15
Titolo originale: Drive
Nazione: U.S.A.
Anno: 2011
Genere: Azione, Drammtico
Durata: 104'
Regia: Nicolas Winding Refn
Sito ufficiale: http://www.drive-movie.com/
Sito italiano: www.driveilfilm.it

Cast: Ryan Gosling, Carey Mulligan, Christina Hendricks, Ron Perlman,
Bryan Cranston, Albert Brooks, Oscar Isaac, Tina Huang, Joe Pingue,
Cesar Garcia, James Biberi, Tiara Parker
Produzione:
Bold Films, Odd Lot Entertainment, Marc Platt Productions, Seed Productions

Distribuzione: 01 Distribution

È proprio come un buon cocktail: sceneggiatura gasante, montaggio adrenalinico, musica di suspense e, perché no, un po’ di &americano&. Come si sa, oggi giorno è assai difficile trovare un film di stampo hollywoodiano che si distacchi dai classici canoni anni ’70, per avviarsi sul sentiero del film di genere senza però che la critica asserisca &è il solito film americano&. Giorno dopo giorno, infatti, assistiamo all’uscita in sala di pellicole apparentemente simili ma diverse, perché ormai la bravura del regista sta (deve stare) in questo: prendere i soliti ingredientidi trama, musiche e inquadrature (già viste, già sentite), e agitare l’intruglio in un nuovo cocktail prelibato, con le giuste dosi, nella giusta maniera. Nicolas Winding Refn sembra essersi guadagnato così la Palma d’oro a Cannes per la Miglior Regia col film Drive, in uscita nelle sale il prossimo 30 settembre. Dal budget relativamente basso (intorno ai 15 milioni di dollari), il film non presenta detonazioni e soprattutto, nessuna corsa, o almeno, nessuna gara di velocità. Perché seppur il titolo faccia pensare a questo, Driveè invece un film sui sentimentalismi e sui rapporti interpersonali. La storia, certo, quella lontanamente vorrebbe spostarsi sul versante delle corse di cui ci vien detto poco: forse saranno legali, magari clandestine, quel che si sa è che faranno guadagnare parecchio; ma non è lì che Drive vuole arrivare. &Driver& (mi riferisco così a lui perché non verrà mai chiamato per nome), interpretato da un po’ troppo neutro Ryan Gosling, è un giovane che si guadagna da vivere facendo lo stuntman ad Hollywood di giorno, e l’autista per rapinatori di notte. Come di mattina può ribaltarsi in una vettura sottostando alle volontà dei registi per i quali lavora, di notte è lui il padrone, è lui che detta le regole, è lui che scrive la sceneggiatura della sua vita notturna, perché ne va della sua professionalità: non lo si rintraccia mai due volte sullo stesso telefono; è concentrato e taciturno quando è in azione; ha pianificato tutto, eppure sembra ricercare continuamente una nuova via d’uscita, e infine, necessita sempre di auto modificate perché non pochi sono gli inseguimenti in cui è chiamato in causa. Gran parte del film, infatti, si svolge in auto o in un’officina, gran parte della storia viene raccontata o snodata tra i sedili di una vettura. Ma questo è a dir poco ovvio, altrimenti Drive sarebbe un titolo inopportuno. Ed è proprio a bordo di un’auto rubata che comincia l’avventura, l’unica per la quale Driver sarebbe disposto a mettere in gioco la sua stessa vita, ad aspettare quel &minuto in più& per salvare la donna che silenziosamente ama, catapultandosi in un gesto un po’ troppo altruistico che spinge il suo amico Shannon (Bryan Cranston) ad affermare: &Conosco tanti uomini che se la fanno con donne sposate, ma tu sei il primo che rapina un negozio per dare una mano al marito&. Basato su una sceneggiatura povera di dialoghi e di lunghe pause tra una battuta e l’altra, Refn dimostra di essersi meritato il premio riuscendo a non far pesare i silenzi grazie agli efficaci sottofondi bassi che riempiono l’atmosfera della giusta dose di imprevedibilità. Perché nella malavita californiana niente è mai sicuro, di nessuno ci si può fidare, e perché, in questo clima, l’inatteso, Refn, sa come farlo arrivare: un’esplosione, uno sparo, che giunge dopo aver dissolto gradatamente le note basse sul silenzio senza che nessuno se ne sia reso conto. È così che il regista ha lavorato, servendo a tutti il suo eccitantecocktail d’azione.
biglietto ingresso: intero: € 5.50 - ridotto € 4.50





da lunedì 9 a giovedi 12 gennaio 2012
spettacolo unico:  18:30
Titolo originale: Les émotifs anonymes
Nazione: Francia
Anno: 2010
Genere: Commedia
Durata: 80'
Regia: Jean-Pierre Améris
Cast: Benoît Poelvoorde, Isabelle Carré, Lorella Cravotta, Lise Lamétrie,
Swann Arlaud, Pierre Niney, Eric Naggar, Jacques Boudet, Alice Pol,
Joëlle Séchaud, Stefan Wojtowicz

Produzione: Pan Européenne
Distribuzione: Lucky Red
Rimasta senza lavoro, la cuoca pasticcera Angelique si rivolge alla "Fabrique de Chocolat" diretta dal timido Jean-René il quale, dopo un rapidissimo colloquio, l’assume. La giovane donna, affetta da una sconcertante forma di insicurezza, si ritroverà a far risorgere le sorti dell’azienda in crisi. Nel frattempo Jean cercherà di vincere le proprie paure verso l’altro sesso per invitarla a cena... Benoît Poelvoorde (visto alla Mostra del Cinema di Roma 2011 in &Mon Pire Cauchemar&) e la bellissima Isabelle Carré (madre tossicodipendente nel bel “Il rifugio” di Fracois Ozon) sono la forza, il perno e il meccanismo che fa muovere la pellicola di Ameris. Non ce ne voglia la sceneggiatura, dichiaratamente ingenua e completamente fuori dal tempo, ma senza la bravura dei due attori (impacciati, goffi, inquieti... insomma, davvero bravi a fingersi innamorati) il film avrebbe rischiato di scivolare nel prevedibile e risultare stucchevole. Invece proprio la sceneggiatura, contando sull’idea per certi versi geniale del club per emotivi anonimi (seduti tutti in circolo ad ammettere le proprie insicurezze, è già di per sé un’immagine notevole), pur svelando presto la propria anima di favola, riesce a non stancare mai. Mettiamoci due attori affiatati; mettiamoci il periodo natalizio; e mettiamoci pure il cioccolato, il regista Ameris, un po’ per merito un po’ per fortuna, è riuscito ad azzeccare la ricetta giusta per realizzare un buon film. Magari non fa gridare al miracolo, ma se si scarta piano come un cioccolatino indubbiamente lascia poi un buon sapore in bocca.
biglietto ingresso: intero: € 5.50 - ridotto € 4.50




ùda mercoledì 4 a domenica 8 gennaio 2012
orario spettacoli:  16:30
Titolo originale: Puss in Boots
Nazione: U.S.A.
Anno: 2011
Genere: Animazione
Durata: 90'
Regia: Chris Miller
Cast (voci): Antonio Banderas, Salma Hayek, Billy Bob Thornton,
Amy Sedaris, Walt Dohrn, Zeus Mendoza

Produzione: DreamWorks Animation
Distribuzione: Universal Pictures Italia
Conclusa l’esilarante saga di successo del simpatico orco "Shrek", la Dream Works punta su un personaggio secondario della serie che ha catturato il cuore del pubblico: Il Gatto con gli Stivali. Lo spin-off che racconta l’infanzia del furbo e affascinante gatto prima della "leggenda" di Shrek. L’ambientazione è sempre la stessa a metà fra realtà e fantasia, in un potpourri di favole e storie mescolate fra loro, in modo da creare una sceneggiatura solida e organizzata, dove i vari personaggi emergono prorompenti con la loro forza espressiva e la gamma di sentimenti attraverso trucchi tecnici ed espressivi tipicamente DreamWorks. Diretto da Chris Miller, già regista di "Shrek terzo" e "Piovono Polpette", questo film d’animazione si rivela come una dolce fiaba parodistica che riprende e amalgama insieme elementi tratti da diversi generi cinematografici, con predilezione però per quello di "cappa e spada", con ampi riferimenti al celebre personaggio di "Zorro". "Puss in Boots", questo il titolo originale, narra la giovinezza del "Gatto" che, rimasto orfano, cresce orgoglioso e fiero nell’orfanotrofio di una ridente cittadina dallo stile messicano ed è qui che incontra l’uovo Humpty Dumty (personaggio creato dallo scrittore, matematico, fotografo e logico britannico Lewis Carroll (1832 –1898) in "Alice attraverso lo specchio e quel che vi trovò"). Ben presto fra loro nascerà una profonda amicizia che li porterà a diventare fratelli di sangue, sognando ad occhi aperti di diventare eroi ed espugnare un giorno il castello dei giganti nascosto fra le nuvole, per trovare così la leggendaria "Oca dalle uova d’oro". La famosa favola di "Jack e la pianta di fagioli" diventa il fulcro della storia, richiamando alla memoria l’impresa disneyana di "Topolino e il fagiolo magico". L’invidia e un’incomprensione porteranno però il giovane Hmpty Dumpty a farsi beffe del fratello Gatto e a trasformarlo in un fuorilegge coinvolgendolo in un furto. Deluso e amareggiato dal tradimento, Gatto vaga per questo far west fiabesco alla ricerca di qualcosa di interessante e pericoloso, diventando un vero latin lover, finché un giorno non scopre che i favolosi fagioli magici esistono realmente e sono in mano a una coppia di sordidi e spietati fuorilegge "Jack e Jill". Armato di spada, cappello e stivali il giovane felino cercherà di recuperarli, scontrandosi con l’affascinante gatta randagia Kitty Zampe di Velluto, amica e alleata "dell’odiato" fratello uovo. Fra tanghi, acrobazie, colpi di spada e di scena il legame fra i fratelli sembrerà tornare a vivere e insieme raggiungeranno le nuvole, ma... "Il Gatto con gli stivali" riprende interamente lo spirito allegro e parodistico della precedente serie, ma sembra rivolgersi stavolta ad un pubblico più giovane, dando vita ad una fiaba dal sapore decisamente spagnoleggiante, grazie anche ad Antonio Banderas, che presta la voce al protagonista, cui si affiancano Zach Galifianakis nel ruolo di Humpty Dumpty e Salma Hayek come Kitty Zampe di Velluto. Godibile e divertente riesce a sorprendere per la sua espressività e per l’elemento evocativo, che investe l’opera e rimanda a grandi classici come "Zorro", "Robin Hood", "I tre moschettieri", la serie televisiva di "David Crockett", grazie anche al supporto musicale dei due chitarristi messicani "Rodrigo y Gabriela", che eseguono le musiche composte da Henry Pryce Jackman. L’opera risulta dunque gradevole e apprezzabile, anche se non certo rivoluzionaria come il primo "Shrek", tuttavia coinvolgente, anche se non regala grasse risate, cosa comune a molti spin-off.
biglietto ingresso: unico € 4.00